Perché la democrazia non sta funzionando? Parliamone con Platone.

Hai mai provato a dialogare con un ubriaco? Sembra libero, sciolto, sincero, ma in realtà è molto confuso e non puoi davvero ragionare con lui.

Platone paragona l’ubriachezza da vino all’ubriachezza da troppa libertà, e i coppieri che versano il vino, ai governanti che non riescono a porre dei limiti alla stessa.

Ma cosa succede quando un popolo si “ubriaca” di libertà e cosa intendeva davvero Platone con questa analogia? 

Nel libro VIII de La Repubblica c’è, infatti, un passaggio molto significativo che dice: 

“Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano a sazietà, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati despoti. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà, nel nome della libertà, non vi è più riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia”.

Platone scrive questo perchè ha un’idea molto precisa di come debba essere gestito uno stato: non siamo tutti uguali, ci sono pochissime persone, i cosiddetti “filosofi”, che sono in grado di ragionare in modo razionale e disinteressato, perché la maggior parte della gente agisce in base a impulsi emotivi, si fa manipolare dal bisogno di svago e dai desideri. Queste ultime, non essendo in grado di pensare in modo “evoluto”, devono farsi guidare dai filosofi, che dovrebbero essere coloro che governano. 

E’ convinto quindi che la maggior parte delle persone non è in grado di autogestirsi, cioè presuppone che il popolo sia come un bambino la cui libertà debba essere dosata da un’autorità esterna, altrimenti si arriva al caos più totale e i ruoli in una società si confondono. Quando i ruoli si confondono, un padre non riesce più a esser la guida di un figlio, un maestro non viene più preso sul serio e, per paura di essere giudicato, non corregge più i suoi alunni, e un giovane pretende di essere trattato come una persona anziana, che magari ha più esperienza di lui, e la persona anziana, per non sembrare rigida o superata, cede. Tutto questo disordine rende la gente stanca, confusa e perciò desiderosa di qualcuno che comandi con forza: ed è così che nasce la tirannia.

Conclusione: la libertà illimitata, regalata a chi non sa gestirla, si autodistrugge da sola.

Mi pare di capire che, in questo momento storico, ci troviamo nell’ultimo capitolo di questa storia: confusi, stanchi e impauriti, il popolo sceglie dei governanti che assomigliano sempre più a dei tiranni che a delle guide democratiche, e la cosa più preoccupante è che questa è la linea generale mondiale, dall’America all’Europa “democratica”: le estreme destre sono (di nuovo) ai vertici.

La democrazia non sta funzionando.

Ma apriamo una riflessione e guardiamo il ragionamento di Platone da una prospettiva un po’ più critica e attuale: Davvero le persone sono dei bambini incapaci di decidere per sé stesse? Davvero non può esistere una maturità politica collettiva?

Purtroppo, rispondere a questa domanda basandosi sui fatti, significa dare ragione a lui.
Mi piace però pensare che abbiamo sbagliato qualcosa, per l’ennesima volta, e che è questo il motivo per cui la democrazia non ha funzionato: non perché le persone siano stupide o pigre, ma perché non hanno gli strumenti.

La democrazia funziona solo ed esclusivamente quando le persone sono bene informate e in grado di pensare in autonomia, quando hanno gli strumenti necessari per capire ciò che succede intorno a loro, in modo da poter decidere in maniera lucida ciò che è meglio per tutti.

È bello pensare alla democrazia come a uno spazio dove si impara, ma poi mi guardo intorno e penso che “il popolo” vive una vita pesante, deve pensare ad arrivare a fine mese,  pagare le bollette, risolvere problemi relazionali, cucinare, lavorare otto ore al giorno, pensare ai bambini, correre da una parte all’altra. 

Aggiungiamo a questo che le informazioni che ci girano intorno sono manipolate, e che per districarsi tra fake news e propaganda bisogna scavare, e usare molta energia. Un’energia che non abbiamo, perchè siamo troppo impegnati a sopravvivere in un ambiente che, fondamentalmente, va’ contro la nostra natura.

Evidentemente abbiamo sbagliato qualcosa come umanità, ma se la troppa libertà ci stordisce, la soluzione forse non è vietarla, ma educare a gestirla al meglio. 

Non abbiamo bisogno di persone autoritarie che dall’alto ci impongono cosa fare, ma, per dirla con le parole di Gramsci, abbiamo bisogno di intellettuali organici, che ascoltano il popolo dal basso, riescono a capirlo e lo aiutano a pensare meglio: perché la libertà non è bere tutto ciò che si vuole, ma riuscire a distinguere il momento in cui bisogna bere solo acqua.

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