La banalità del male 2.0: il volto moderno dell’indifferenza.

“La triste verità è che molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere buone o cattive.” Hannah Arendt, La banalità del male

Poco più di un giorno dopo la caduta del dittatore siriano Bashar Al-Assad, avvenuta l’8 Dicembre 2024, la Germania ha deciso di bloccare ‘temporaneamente’ le richieste d’asilo provenienti dalla Siria, nonostante non ci fosse nessuna informazione chiara e affidabile riguardo la situazione. Non si sapeva, e non si sa tutt’ora, se le persone in Siria possano essere considerate al sicuro. Addirittura, alcuni politici tedeschi proposero indecentemente di prendere in considerazione un rimpatrio dei siriani. Siriani che lavorano e sono integrati in Germania da moltissimi anni.

Sembra che l’Europa sia lì con la bava alla bocca, pronta a cogliere ogni scusa per puntare il dito e confermare la sua ostilità radicale verso il migrante come figura ideologica. Questo non solo la rende disumana, perché il migrante smette di essere visto come una persona, con una storia, bisogni e aspirazioni, diventando così un simbolo astratto su cui proiettare paure, pregiudizi e ideali politici, ma anche piuttosto miope, considerando che quella stessa persona che per ideologia viene disprezzata, rappresenta una risorsa fondamentale per il mercato del lavoro e, quindi, contribuisce a far girare meglio il suo sistema.

Solo per dare un’idea: in Germania 62.000 medici non sono tedeschi e molti esperti del settore hanno sottolineato quanto sia preoccupante la carenza di personale sanitario. Sempre più medici si avvicinano alla pensione e non ci sono abbastanza giovani a colmare questa lacuna, perché siamo un paese di vecchi. Vecchi che odiano i giovani solo perché non sono uomini bianchi.

Volendo scrivere un articolo sulla questione, ho contattato il BAMF, Ufficio Federale tedesco per la Migrazione e i Rifugiati, e, tra le altre cose, ho chiesto come sia possibile conciliare le Einfühlungsvermögen – capacità empatiche che il BAMF sottolinea di avere nei confronti dei rifugiati, con la decisione di bloccare improvvisamente le richieste di asilo dalla Siria e con una possibile politica di rimpatrio, nel caso dovesse essere accettata (cosa che non mi stupirebbe per niente). Ho fatto questa domanda perché, nonostante in Europa si percepiscano come tali, i migranti non sono come delle galline da spostare da una parte all’altra, senza considerare che anche loro hanno sentimenti, sogni e aspirazioni. Se un siriano vive in Germania da dieci anni, ha probabilmente figli, parenti e amici in questa terra. Allora mi chiedo se sia corretto ed empatico anche solo proporre un rimpatrio trentasei ore dopo la caduta di un regime, senza neanche sapere se le persone possano essere considerate al sicuro.

La risposta del BAMF, come al solito estremamente educata ed inzuppata di gerne – volentieri e Vielen Dank – grazie mille, è stata più o meno questa: Noi applichiamo le leggi esistenti e la nostra decisione si basa esclusivamente sul pericolo nel paese d’origine, non sulla vita che la persona ha costruito in Germania. Punto.

Il collegamento con il concetto espresso da Hannah Arendt ne La banalità del male è stato fulmineo. 

Per chi non lo sapesse, La banalità del male di Arendt parla della figura di Eichmann, un burocrate nazista che, quando durante il processo gli venne chiesto perché avesse commesso atrocità, rispondeva semplicemente: “Mi è stato detto così, erano le leggi”.

Oggi, la banalità del male 2.0 è ulteriormente facilitata dalla tecnologia, in quanto nella risposta dei burocrati moderni che scrivono da un computer, viene esaltata la già presente disumanizzazione, rendendola ancora più automatizzata, impersonale e tecnocratica.

I burocrati moderni usano un tono neutro, educato che serve ad evitare responsabilità personali, dando un’illusione di oggettività con formulazioni vaghe. Alle domande rispondono indirettamente, usando il passivo per dare l’illusione che non si sa esattamente chi prende le decisioni. Per esempio, dicono  “la domanda è stata rifiutata” al posto di “noi ti respingiamo”.

I burocrati moderni fanno riferimenti alla legge e quindi ad un’autorità astratta superiore, per esempio rispondono che “la decisione si basa su principi dello stato di diritto” senza mai entrare nel merito della giustizia di quella legge e, soprattutto, i burocrati moderni impersonano una falsissima empatia: si presentano come inzuppati fino al collo di Einfühlungsvermögen – empatia, ma poi dichiarano che non possono considerare l’integrazione della persona nella loro decisione.

Ed è proprio così che facevano i burocrati che, in passato, hanno acconsentito alle atrocità attraverso l’indifferenza: 

Invece di dire uccisione usavano termini come soluzione finale, Aussiedlung – evacuazione, e Sonderbehandlung –  trattamento speciale. Invece di deportazione usavano parole come trasferimento, oppure se si parlava di persone dirette in un campo di sterminio, parlavano di un cambiamento di residenza,  per far sì che si percepisse come un provvedimento temporaneo. 

Il nazismo e il fascismo sono ideologie che si sono radicate non perché c’era un “cattivone” di turno che ha costretto un popolo a diventare malvagio, ma perché quel popolo ha agito da burocrate indifferente, senza mai porsi una domanda, senza mai chiedersi il perché.

Per quanto se ne pensi, il male pensato per danneggiare il prossimo è molto più raro del male generato dalla passività. E mentre il primo è facilmente individuabile, il secondo è subdolo, si diffonde nell’aria come un virus, travestito da impiegato d’ufficio, da spettatore indifferente che, senza mai scegliere se essere buono o cattivo, contribuisce più di tutti al male dell’umanità. Un’umanità banale.

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