La storia si ripete, si dice. E si ripete proprio sempre allo stesso modo, nonostante cambino gli attori: è come una soap opera, una specie di Beautiful che dura da millenni i cui dialoghi e dibattiti sono, di base, sempre gli stessi.
La Sardegna è stata terra di sfruttamento da sempre: dai romani che la trasformarono in una colonia agricola per rifornire di grano le province dell’impero, alla penisola italiana, che si ricordò di lei solo quando il potere sabaudo aveva bisogno del titolo regio per affermarsi politicamente con il nome di “Regno di Sardegna”. Fino alla prima guerra mondiale, quando la Brigata Sassari, formazione di soldati sardi valorosissimi, che divennero famosi per la loro resistenza e il loro spirito di sacrificio, non fu mai adeguatamente riconosciuta dal governo italiano o dalla storia ufficiale (ah vabbè, ma è commovente il fatto che le sia stata dedicata una statua a Piazza San Carlo a Torino).
Monumenti e altre inutilità a parte, l’isola venne sempre trattata come una miniera: estratta fino all’ultima risorsa, per poi essere lasciata inaridita e dimenticata.
E oggi, tanto per non tradire il detto della storia che si ripete, ci sono ancora degli sciacalli con la voglia di prendere senza dare, che non vogliono pagare ma continuano a godere delle sue risorse: la versione moderna di questo sfruttamento, sono gli impianti eolici, giustificati con la retorica del cambiamento climatico.
Retorica che inizia ad arrivare anche nelle scuole: a Siniscola, paese in provincia di Nuoro, uomini travestiti da Robin Hood si sono presentati per una lezione “speciale”, ovvero per indottrinare e convincere i giovanissimi che l’installazione delle pale eoliche è necessaria per salvarci dalla catastrofe e per creare nuovi posti di lavoro dell’isola.
L’idea è più o meno questa: piazzare (molte) pale eoliche alte quanto grattacieli nelle campagne e nelle coste sarde, rovinando immancabilmente paesaggi e armonia del territorio, con la scusa di favorire la transizione energetica, necessaria se non vogliamo crepare di caldo a causa del surriscaldamento globale.
Posto che il cambiamento climatico è un problema molto serio e, posto che chi lo nega ha problemi ancora più seri, le pale eoliche di cui parlano gli sciacalli non gioverebbero ai sardi stessi, che pagano già bollette molto più alte rispetto al resto d’italia, ma ad altre regioni del nord (ovviamente).
La Sardegna infatti, produce già più del 40% di energia in più rispetto a quello di cui ha bisogno, ma molta di questa energia viene esportata.
Gli sciacalli ci raccontano che un problema consiste nel fatto che la maggior parte dell’energia prodotta dalla Sardegna deriva dalle centrali a carbone, il che è vero, ma è un’energia di cui l’isola non ha bisogno: infatti, se la Sardegna smettesse di essere sfruttata per rifornire altre regioni, potrebbe permettersi di vivere quasi totalmente di sola energia prodotta da fonti rinnovabili (senza bisogno di installare nuove pale eoliche).
Nonostante ciò, Terna ci comunica che ci sono già oltre 800 richieste di allaccio in Sardegna per nuovi progetti eolici. Se dovessero venire approvate, si arriverebbe a produrre quasi dodici volte il fabbisogno elettrico dell’isola (tradotto: sono richiesti 58 GW di impianti e, tanto per fare un esempio, la Francia ha circa 20 GW e il Portogallo circa 40 GW di energia da fonti rinnovabili.).
Quindi, mentre la Sardegna funge da batteria per altri territori, regioni più ricche e con un fabbisogno più alto come il Veneto, si fanno i loro comodi producendo molto meno di quello che consumano.
Un’assurdità, se si considera che non è stato stabilito neanche un limite alla potenza che può essere installata, né un limite sul territorio da destinare alle rinnovabili, a differenza di altri paesi europei.
Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma, come mi compete, mi soffermo sul lato antropologico della questione: fenomeni di ribellione sociale come il banditismo o il brigantaggio, sebbene siano sempre stati catalogati come espressioni di un popolo barbaro e incivilizzato, sono stati in realtà il risultato e la risposta tragica a uno sfruttamento e maltrattamento da parte di chi deteneva il potere.
Quando un popolo orgoglioso come quello sardo viene soppresso, invaso e abusato, prima o poi troverà il suo modo di ribellarsi, anche se ciò può sembrare sconvolgente per chi sta dall’altra parte.
Impedire alla storia di ripetersi e cambiare le cose richiede uno sforzo immane e, spesso, l’epilogo è tragico.