Da piccola ho vomitato una pera: piccola lezione di vita da ribelle

Odiavo mangiare le pere. Era una regola fissa per me, sin da bambina, che quel sapore proprio non mi andava giù: non riuscivo a mangiarle e anche solo l’odore mi provocava nausea. 


Pensavo di essere nata così, geneticamente predisposta per rifiutare le pere, e invece solo poco tempo fa ho scoperto che una volta mia madre da neonata mi forzò a finirne una, ma io non la volevo per niente e gliela vomitai davanti. Tuttavia, insieme alla pera vomitai anche una lezione che poi mi servì quasi 30 anni dopo: forzare le cose non funziona, mai. E anzi, come accade a me, la riluttanza verso qualcosa che è stato imposto, rimane a lungo (ho ricominciato a mangiare le pere solo dopo moltissimi anni, ormai adulta).

Sembra una lezione banale, anche perché la vediamo riprodotta in ogni cosa, giorno dopo giorno: forzare una chiave che non gira, di solito la rompe, forzare un jeans che non ci entra perchè è troppo piccolo, lo strappa. E anche la natura non fa mai nulla di forzato, semplicemente perché non funziona.

Eppure sono poche le persone che hanno una vita libera da forzature. Sono pochi i genitori che non tentano ad ogni costo di far laureare i figli o infilarli a forza in un posto fisso tanto per “avere i figli sistemati” (come se fossero dei manichini in vetrina). Sono poche le coppie che non tentano in tutti i modi di far andare avanti una relazione solo perché in quel momento è più conveniente, e prendere la decisione contraria costerebbe loro una fatica immane.

Sono poche le persone che non si raccontano la bugia di essere oneste e altruiste, forzando la realtà creata dalla loro immaginazione, facendo però di tutto per accaparrarsi favori e privilegi, mentre degli altri chissénefrega. E sono poche le verità forzate che non si somigliano a quella che abbiamo letto stamattina nei giornali: quella del governo italiano che si rifiuta di riconoscere lo stato di Palestina perché “prematuro”. Una forzatura così assurda, davanti allo sterminio di un popolo, da rendere impossibile ascoltarla senza provare vergogna di esserne rappresentati.

Il problema di evitare le forzature non è solo individuale: manca la pazienza e manca il tempo e,  in una società estremamente materialistica come la nostra, facciamo fatica a vedere pazienza e tempo come imvestimenti validi.  

Quindi, mentre la società ci forza a correre sempre più veloce, noi restiamo ingannati e, mentre corriamo, il tempo passa senza sapere cosa vogliamo davvero.
Mentre ci viene insegnato che tutto deve succedere subito, che i risultati vanno raggiunti ora, dimentichiamo di ascoltare davvero noi stessi e chi ci sta vicino.

Ma non è vero che non si può andare controcorrente: ci vuole un animo anticonformista e ribelle, ci vuole la capacità di ascoltarsi fino al midollo. La volontà di capire i nostri figli e di accompagnarli verso ciò che sono davvero, invece di tentare a forza di farli diventare ciò che ci eravamo immaginati. 

Perché quando li costringiamo, il risultato è sempre lo stesso: vomitano malessere e insoddisfazione da tutte le parti, come io vomitai quella pera. E non c’è da stupirsi quando ci accorgiamo che la forza non ha funzionato.

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